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sabato 7 novembre 2009

I crocifissi nelle scuole?

Leggendo e ascoltando in questi giorni quanto detto e scritto riguardo la sentenza della Corte europea circa i crocifissi nelle scuole italiane mi sono sorte alcune domande.
L'impressione è che, come sempre, la questione dei crocifissi sia la motivazione di facciata, mentre sotto vi siano altre ragioni che fomentano la polemica.
La domanda che mi pongo, da cristiano e da insegnante di religione è questa: oggi che significato ha il crocifisso nelle scuole?
Tutte le parti politiche, fatta eccezione per le correnti più estreme, si sono opposte con forza alla sentenza della Corte europea, affermando che il crocifisso è un simbolo della nostra cultura. Si è sottolineato come anche per tanti non credenti e non cristiani (tra tutti il più citato è stato Gandhi) esso sia comunque segno della sofferenza umana, che la carità sa riscattare.
Ma la domanda che mi faccio è questa: nel senso comune, nella gente normale, che senso ha il crocifisso nelle scuole?
Un ragazzo qualche settimana fa (prima della ormai famosa sentenza) mi chiedeva: che senso ha appendere in classe l'immagine di un uomo morto? Osservazione di certo legittima e interessante, che dal punto di vista della materia che insegno permette di aprire spazi di riflessione molto promettenti, ma che dal punto di vista del significato del crocifisso oggi mostra come, almeno per questo ragazzo, esso non riesca ad evocare quel valore intrinseco sbandierato in questi giorni da tutte le parti.
In una delle due scuole in cui insegno i crocifissi nelle classi non ci sono. Interessante il fatto che a nessuno è mai saltato in mente di chiedere che fossero messi i crocifissi. E' così e non ci sono problemi per nessuno. Non fa riflettere il fatto che la polemica venga fatta per togliere i crocifissi e non per metterli?
L'impressione è che la polemica di questi giorni non rispecchi il senso comune riguardo il crocifisso. L'impressione è che del crocifisso in realtà interessi davvero poco. Il fatto che ci sia o no nelle scuole nella vita di ogni giorno non fa differenza, e questo è un dato di cui a mio parere occorre prendere atto. Il vero motivo della netta presa di posizione a favore del crocifisso penso sia quello della paura di una società ormai senza riferimenti di venire del tutto annullata. Non interessa il significato che il crocifisso ha. Interessa il fatto che il crocifisso è segno di qualcosa. Qualcosa di cui non si capisce neanche bene l'identità, perché per alcuni il crocifisso ha un certo significato, per altri uno diverso... Comunque rappresenta qualcosa. E questo qualcosa indefinito e ormai sconosciuto diventa l'appiglio per una società che di appigli non ne ha più. Difendere il crocifisso oggi è il tentativo di chi sta affogando di appigliarsi a qualcosa per salvarsi. Non importa a che cosa, basta che permetta di sorreggersi.
Se da una parte è comprensibile questa difesa, dall'altra è evidentemente meschina. Perché non si ammette ciò che sta sotto la polemica ma si difende il crocifisso nel nome di ideali che non ci sono più, a cui, fatta eccezione per poche elite, a nessuno importa più nulla, perché poi la vita di tutti i giorni è diversa, ragiona a partire da altri criteri, e nessuno dice niente.
Non sono né a favore né contro i crocifissi nelle scuole. Sono contro un certo modo di difenderli come ad un certo modo di criticarli. Non ha senso dire che il crocifisso è offensivo per chi non condivide la fade cristiana, e questo è stato messo in luce bene nel dibattito di questi giorni. Non ha senso nemmeno però difendere i crocifissi in nome di valori e ideali che vengono chiamati in causa solo quando fa comodo ma che poi nella vita concreta vengono mistrattati in modo ipocrita e silente.
Nei confronti del crocifisso nelle classi penso che l'atteggiamento più corretto sia quello di Gesù. Per i cristiani Gesù è Dio che è venuto sulla terra a portare un messaggio di salvezza agli uomini. Ma è quel Dio che quando è stato rifiutato, come direbbe Bonhoeffer, si è lasciato cacciare via dal mondo senza opporre resistenza. La croce è il segno di Dio che si lascia cacciare via. Ironicamente noi oggi siamo qui a lottare a spada tratta per difendere questo segno. Vogliamo essere più cristiani di Cristo? Da cristiano credo che l'atteggiamento corretto sia quello di Gesù: se mi volete sono qui, se non mi volete tolgo il disturbo senza troppi problemi.
Ma è chiaro che "volere" il crocifisso deve essere un volere autentico e non di facciata, un volere che riguarda la vita nei suoi valori che si vivono ogni giorno, non solo nei proclami.
Lo vogliamo così il crocifisso?

sabato 24 ottobre 2009

Tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere

"Tu vedi il mondo com'è e vedi il mondo come dovrebbe essere... Non sei contenta se le cose non sono giuste... e questo significa... che non sarai mai felice." (Dt. House)

Realismo e utopia.
Due cose che si oppongono da sempre.
Non solo, due cose che chiedono di diventare esclusive:
se sei realista non puoi essere utopista e se sei utopista non sei realista.
In questo sta la condanna dell'uomo.
Da una parte desidera spiegare le ali e librarsi in volo verso un mondo di bellezza...
Dall'altra è inchiodato ad una realtà in cui si accorge di non avere ali né cieli, ma solo un'intricato labirinto di mura contro cui continuamente va a sbattere.
Che fare?
Cacciare fuori il mondo dalla tua vita e rinchiudersi in qualche isola felice creata su misura per te, per avere l'illusione che quel mondo reale non esista?
Sarebbe una fuga. Sarebbe un'illusione. Sarebbe una resa.
Rinunciare a quel desiderio di oltre, di bello, di grande, perché irrealizzabile, infantile, impossibile?
Sarebbe una mutilazione. Sarebbe una rassegnazione, Sarebbe una resa.
La cancellazione del realismo per l'utopia o dell'utopia per il realismo sono rese.
Non fanno felici.
Ed allora eccola la nostra condanna.
Siamo impossibilitati alla felicità perché la desideriamo e non ci basta quello che c'è.
Chi è felice?
Forse solo chi non si pone problemi. Chi si accontanta di quello che c'è senza desiderare di più. Senza essere consapevoli che la vita potrebbe essere qualcosa di più...
Ma questo è un "privilegio"(?) che non a tutti è concesso. Anzi, forse a nessuno, ma in tanti sono bravi a simularlo.
Ma chi desidera è condannato.
Siamo noi sbagliati o è il mondo?
Poco importa in realtà...
La sentenza è emessa: per chi crede che il mondo dovrebbe essere diverso c'è una condanna.
La condanna all'infelicità.

A meno che non sia una sfida.
La sfida di rimanere nel mezzo, tra realismo e utopia.
La sfida di combattere una battaglia che sai che non vincerai mai ma che capisci che è l'unica per cui valga la pena di combattere.
La battaglia di far reale l'utopia, di fare utopica la realtà.
Si può vivere così?
Combattendo l'unica battaglia per cui sei disposto a impegnarti, ma sapendo che è una battaglia persa in partenza?
Si può dire che la felicità stia nel combattere e non nel vincere?
A seconda di come la tua vita riesce a rispondere a questa domanda sei un condannato o un uomo felice.

lunedì 17 agosto 2009

da gabryccs a gabcosccs

Amici di gabryccs, dopo quesi due anni di vita di questo blog ho deciso di cambiare.
Così da oggi gabryccs sarà chiuso e sfocerà in gabcosccs.
Vi invito quindi a continuare a seguirmi ma al nuovo indirizzo:

http://www.gabcosccs.blogspot.com/

Sperando di riuscire a trasferire nel nuovo blog i pregi di questo tralasciandone i limiti.
Arrivederci a tutti!

Cambiare...

A volte serve cambiare!
Arrivi ad un certo punto e ti accorgi che i vestiti che indossi non vanno più bene.
Ti guardi allo specchio e capisci che quello che sei è diverso da quello che eri...
Non lo sai se è meglio ora o se è era meglio una volta...
Tuttavia, nel bene e nel male, è così...
Tornare indietro, purtroppo o per fortuna, non si può...
Si può solo andare avanti.
E sta a te scegliere come.
Se tirare avanti o avanzare.
Se lasciarti trascinare a forza dalla vita
o guardarla in faccia e scegliere tu quale strada percorrere tra le diverse che ti si aprono davanti.
Se limitarti a tappare le falle della tua nave o spiegare le vele seguendo una rotta...
In ogni caso cambiare, perché star fermi non si può o perché scopri una meta più grande da raggiungere... ma in ogni caso cambiare!
Cambiare l'interno e cambiare l'esterno...
Sì, perché, come dice il Vangelo,
è inutile cucire toppe nuove su vestiti vecchi,
è inutile versare vino nuovo in otri vecchi...
Così, ecco questo nuovo blog,
piccolo tassello tra gli altri che vuole dire chi sono o chi vorrei essere,
sapendo di essere sempre non univoco ma contradditorio,
non lineare ma enigmatico,
anzitutto ai miei stessi occhi, così come agli occhi di chi mi sta intorno.
Ma questa è la vita, questo sono io.
Cerco di vivere per quello che sono,
provando a accettarmi per quello che sono,
sperando di riuscire a non smettere mai di credere che c'è un Dio che questa mia complessità la ama.
Non solo:
l'ha sognata e creata, amata e guidata passo per passo fino ad oggi...
di cambiamento in cambiamento...
e mai smetterà di accompagnarmi, qualunque strada mi capiterà di percorrere...

sabato 27 giugno 2009

Fermando il tempo...

Nelle notti che precedono gli esami capita di sognare...
e il sogno  più ricorrente, quando sei indietro con lo studio,
è quello di poter fermare il tempo, fermarlo in un punto,
e lasciarlo lì fino a quando non avrai finito il programma dell'esame...
E così nel mio sogno il tempo si è fermato.
Ma nonostante il proposito di utilizzare questo tempo fermo per studiare,
non ho resistito alla tentazione...
sono uscito fuori dalla mia stanza, fuori dalla mia finestra, fuori dalla mia città,
e ho cominciato ad osservare il mondo,
il mondo fermo, in un'istantanea...
E sono rimasto stupito nel contemplarlo.
Passando di casa in casa... di città in città... di continente in continente...
Pensavo che la diversità fosse tra le culture, tra i popoli, tra le nazioni...
e invece mi sono accorto che le diversità più grandi stanno vicine di casa.
In una casa trovi la gioia di una mamma che coccola in suo bimbo,
in quella a fianco la solitudine di un'anziana che non ha più nessuno accanto.
In una cabina di crociera trovi la passione di due sposi in luna di miele,
in quella a fianco la disperazione di un uomo che viaggia per dimenticare...
In una baracca del campo profughi trovi la miseria di cinque fratelli rimasti senza genitori...
in quella a fianco la ricchezza d'animo del giovane volontario che ha scelto di dedicare la sua vita per loro...
Di corsa in stazione trovi l'entusiasmo della giovane al suo primo giorno di lavoro,
sulla panchina lì a fianco il vuoto di un giovane riempito dalla sua bottiglia....
Davanti a uno specchio trovi l'insicurezza dell'adolescente che si chiede se potrà mai piacere a quello lì,
nella camera accanto la rassegnazione di un padre con due mogli alle spalle e nulla di più...
E tornando nella mia camera dopo aver percorso il mondo,
osservo il mio libro che chiede di essere aperto,
osservo la mia stanza, questo angolo specchio di quello che sono,
e mi domando cos'è questa vita, cos'è questo uomo...
e soprattutto che ci sto a fare in questo mondo,
cosa farne della mia vita, una volta che il tempo avrà ricominciato a scorrere...

lunedì 6 aprile 2009

Abruzzo, 6 aprile 2009

Cosa dire?
Cosa dire di fronte a certe immagini? Case sbriciolate, paesi rasi al suolo, cadaveri ai margini della strada avvolti in coperture improvvisate.
Cosa dire di fronte a certe testimonianze? Persone che hanno perso tutto, uomini e donne sconvolti dalla scomparsa improvvisa dei propri cari.
Forse non c'è nulla da dire. Normalmente, in questi casi, accanto al chiasso dei media e alle dichiarazioni di solidarietà si erge un accorato silenzio, consigliato da tutti.
Silenzio perché umanamente è impossibile trovare parole.
Silenzio perché tutto quello che ti sfiora la mente di dire appare estremamente banale e inadeguato di fronte alla realtà.
Ma accanto a questo silenzio delle risposte si erge incontrovertibile il frastuono inespresso delle domande. Quelle domande che sono sempre le stesse da quando è stato creato il mondo, e che nemmeno la migliore delle teodicee potrà mai far tacere. Domande dinanzi alle quali ogni tentativo di difendere Dio cade nell'imbarazzo e muore davanti all'evidenza della realtà.
E allora cosa dire? Cosa può dire un cristiano? Cosa può dire un prof di religione ai ragazzi che gli chiedono “ma se Dio esiste... perché?”... E cosa può dire ogni uomo, di ogni etnia e cultura, di ogni credo e religione di fronte a tutto questo?
Non dice nulla la retorica della croce. Non dice nulla il ricorso alla “sofferenza utile”. Non dice nulla sottolineare da cristiani che “non è Dio a volere tutto questo”, anzi forse peggiora le cose affermarlo: se non puoi prendertela nemmeno con Dio allora a chi ti puoi rivolgere?
E non dice nulla nemmeno il fatalismo, l'arrendevole considerazione sulla caducità dell'uomo e sulla tirannia della natura. Nulla dice lo scetticismo elevato a sistema, sprezzante o sofferto che sia. Neppure un politicamente corretto silenzio ha qualcosa da dire.
Di fronte a questo male parole e silenzio restano vuoti, sterili, insignificanti. E tutti gli uomini, così diversi tra loro, così normalmente agguerriti nel difendere le proprie posizioni, si ritrovano nella stessa identica situazione di incapacità, di impotenza.
Che dunque? Ne usciamo sconfitti? Debellati? Disperati oltre che decimati? Riconoscendo definitivamente la nostra impotenza e la nostra insignificanza? Deponendo le armi, intellettuali o fideiste che siano, e sventolando bandiera bianca di fronte alla vita?
Sarebbe forse la soluzione più logica una volta constatata l'insignificanza di ogni risposta...
Ma poi esci dai tuoi pensieri e provi ad alzare lo sguardo. E ti accorgi che quei paesi devastati dell'Abruzzo non sono solo ammassi di macerie. Sono anche uomini e donne che lottano. Lottano per tentare di salvare ancora qualcuno. Lottano per resistere alla fatica, alle ferite, al dolore. Lottano, continuano a lottare. Si aiutano a vicenda e resistono instancabilmente.
Ma come? Non era tutto inutile? Non era tutto finito? Che cosa vi da quella forza? Che risposta avete trovato a questa sofferenza? Spiegatela anche a noi che non capiamo!
Ma non c'è nessuna risposta da spiegare. Nessun ragionamento da condividere. C'è solo un appello, evidente tanto quanto questa sofferenza. È l'appello a non rimanere fermi ma a mobilitarsi. L'appello a non arrendersi ma a raddoppiare gli sforzi. L'appello di fronte al male a reagire con il massimo di bene possibile.
E allora capisci che questo mondo non ha bisogno di parole né di incoraggiati silenzi. Ha bisogno di questa reazione. Perché se cerchi di difenderti la sofferenza ti sconfigge. La puoi vincere solo se contrattacchi e dimostri a te e a chi ti sta intorno che nonostante tutto è ancora possibile lottare, è ancora possibile amare, è ancora possibile sperare.
Mai come in questo momento il mondo ha bisogno di uomini capaci di portare questa speranza. Una speranza che non è da spiegare, non è da zittire, è solo da vivere.

mercoledì 25 febbraio 2009

Ahah

Sono stati pubblicati i risultati di un recente sondaggio
commissionato dalla FAO rivolto ai governi di tutto il mondo.

La
domanda era: "Per favore ci dica onestamente quale è la sua opinione
sulla scarsità di alimenti nel resto del mondo".

Gli europei non hanno
capito cosa fosse la "scarsità".

Gli africani non sapevano cosa
fossero gli "alimenti".

Gli americani hanno chiesto il significato di
"resto del mondo".

I cinesi, straniti, hanno chiesto maggiori
delucidazioni sul significato di "opinione".

Il governo Berlusconi sta
ancora discutendo su cosa possa significare l'avverbio "onestamente".

sabato 14 febbraio 2009

L'ora della nostra tristezza

Linko questo articolo che, tra tutto il marasma di posizioni e
controposizioni che si sono sentite, lette, viste in queste settimane
riguardo la vicenda di Eluana, esprime credo l'atteggiamento più
corretto e condivisibile di fronte a questa situazione.


http://www.partitodemocratico.it/doc/70719/lora-della-nostra-tristezza.htm

venerdì 6 febbraio 2009

Eluana Englaro e il decreto legge non firmato da Napolitano

A tutti i cattolici che in questo momento si sentono delusi dalla decisione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di non firmare il decreto legge proposto dal governo per fermare lo stop all'alimentazione e idratazione di Eluana Englaro.
Anzitutto chiarisco la mia assoluta contrarietà alla sentenza che ha espresso parere favorevole al porre fine alla vita di Eluana. Credo che in questo caso specifico non si possa parlare assolutamente
di accanimento terapeutico e quindi quello di Eluana sia un vero e
proprio caso di eutanasia.

Detto questo, il Presidente della
Repubblica ha il compito istituzionale di valutare che OGNI proposta
avanzata dal governo in qualsiasi ambito e su qualsiasi tema sia
conforme nelle modalità e nei contenuti a ciò che è
scritto nella Costituzione Italiana.

Ora, per quanto a giudizio di alcuni (me compreso) la finalità perseguita dal decreto (salvare la vita di Eluana) possa essere giudicata positivamente, ciò nonostante questo stesso decreto, nobile nei contenuti, non può sottrarsi a quello che è il regolare svolgimento della vita democratica all'interno di un paese. Se, come ha esplicitamente affermato il Presidente della Repubblica, questo decreto risulta essere incostituzionale, E' GIUSTO CHE VENGA FERMATO. Perché se così non fosse si avrebbe una situazione tale per cui una finalità giudicata nobile da chi ora è al potere riesce ad essere portata avanti con modalità differenti da quelle che regolano la democrazia. Sarebbe uno scavalcamento della democrazia, dello stato, da parte di chi governa, e questo non può mai essere accettato. Perché si avrebbe un potere ormai fuori da ogni controllo, potenzialmente assoluto, se fosse lasciato libero di portare avanti progetti senza riferirsi alla Costituzione. E questo anche di fronte alle più nobili finalità e intenzioni.
Da parte di noi cattolici credo che di fianco alla giustissima battaglia per la salvaguardia della vita e, nel caso specifico, di quella di Eluana, non debba venire meno la salvaguardia della libertà e della democrazia nel nostro paese. Perché se oggi può anche andare bene a noi cattolici ciò che un decreto legge svincolato da ogni limite costituzionale propone, domani potrà essere proposto e approvato allo stesso modo un decreto legge di tutt'altra natura. La salvaguardia della democrazia è qualcosa che non può non stare a cuore ad un cattolico, in ogni situazione ed in ogni ambito. Questo per non essere cristiani ingenui, disincarnati, o, peggio, preoccupati esclusivamente di raggiungere determinate finalità a tutti i costi, con qualsiasi mezzo, senza considerare le conseguenze e soprattutto ciò che è giusto.


giovedì 29 gennaio 2009

Inconsapevole della tua vera bellezza

Perfetta no. Non lo sei mai stata e continui a rimproverartelo.
Insicura sì, ma non lo ammetteresti mai.
Serbi paure, lì nascoste... ma celate in fondo, al buio... inaccessibili a chiunque...
Ti volti indietro a guardare gli anni passati e con rabbia vi scorgi ostacoli per quello che verrà...
Pesi che ti porti appresso ma che non volevi...
Cose che altri ti hanno cucito addosso e che ti stanno così strette...
Prendi un foglio e disegni chi vorresti essere,
ti guardi allo specchio e non potresti scorgervi immagine più diversa.
E allora ti cammuffi, ti nascondi... per primo a te stessa...
Ti chiudi, ti fortifichi, ti mostri sicura e incontestabile...
Dietro rimmel e fondo tinta,
Dietro lenti e vestiti,
Dietro musica e stili...
E te ne vai, in giro per il mondo,
senza correre rischi così mascherata...
in giro per il mondo... inconsapevole della tua vera bellezza.
Sì, perché non sei bella per come ti mostri,
non sei bella per come cerchi di essere,
per come vuoi farci credere che sei.
Sei bella tu, non la tua immagine.
Sei bella in quello specchio, non nel tuo disegno.
Sei bella quando alla sera guardi dentro te e non ne vieni a capo,
quando ti chiedi perché e non trovi risposte,
quando tremi, e hai paura, e gli occhi ti si bagnano...
e vorresti di più... e sei attratta da meglio... che non sai cos'è ma che è così forte...
come una nostalgia anonima, come un anelito inesprimibile...
Sei bella lì, quando sei tu, tu e nient'altro che tu.
Rimarrebbe abbagliato dalla tua bellezza il mondo se avessi il coraggio di mostrarti così,
senza pretendere di essere perfetta, senza cerare di essere diversa,.
Con quel passato, con questa storia,

con quel carattere, con questo aspetto...
Così, di fronte al mondo,
sapendo di esser fragile,
sapendo di essere insicura,
sapendo di avere paura.
Ma consapevole che solo così quando qualcuno si innamorerà di te
sarai veramente tu la sua amata..
Perché se uno si innamora della bellezza che tu cerchi di ostentare
prima o poi rimarrà deluso.
Se uno si innamora della bellezza che sei ma che hai paura di mostrare,
forse perché troppo preziosa, forse perché troppo tua,
la contemplerà per sempre in ogni tuo gesto,
e anche a te apparirà splendente,
riflessa nei suoi occhi.

mercoledì 7 gennaio 2009

Grazie Neve!!

E anche stavolta, Neve, ci hai obbligato a fermaci.
Eravamo pronti a ricominciare freneticamente dopo le feste
e invece ci hai bloccato, hai impedito che tutto tornasse subito come prima.
E forse per alcuni è una seccatura.
Per alcuni solo un ostacolo da superare...
Ma forse, se siamo in grado di cogliere l'attimo, sapremo non lasciarci sfuggire questo dono...
Sì, questa grande occasione!
L'occasione di fermarsi. Fermarsi e contemplare.
Contemplare il tuo candore, che riveste tutte le cose...
Quasi a volerle purificare!

Contemplare la lucentezza che rifletti da ogni parte...
Quasi a voler far risplendere di luce tutto il mondo!

E come stride questo con le nostre città! Come stride con il nostro cuore affannato!
E allora, grazie Neve!!
Grazie, perché in mezzo alla frenesia del mondo
ci dai l'opportunità di fermarci... e contemplare la Bellezza.
Quella Bellezza che tu porti su tutto ciò che tocchi...
Quella Bellezza che è ancora in grado di stupirci... di farci sognare...
Quella Bellezza che ci fa ricordare la gioia di quando eravamo bambini...
Quando, Neve, eri attesa... desiderata... accolta con un entusiasmo straordinario...
E non temuta perché sconvolgi i nostri piccoli schemi... i nostri sterili ritmi...
E fa niente se tra qualche giorno tutto sarà finito...
Fa niente se tra poco tutto tornerà grigio e spoglio come prima...
Sta a noi ora il compito di portare nel mondo quella Bellezza...
Sta a noi ora il compito di far risplendere di luce tutto ciò che tocchiamo...