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mercoledì 14 luglio 2010

Lo specchio di un sogno

Osservare in questi giorni le immagini delle piazze di Madrid e Barcellona gremite di folla vestita di rosso a festeggiare la vittoria mondiale riporta alla memoria le piazze di Milano, Roma, Napoli colorate di azzurro quattro anni fa.
La stessa esplosione di entusiasmo,
la stessa incontenibile gioia,
la stessa voglia di fare festa,
lo stesso desiderio di abbracciarsi e sentirsi non io e tu ma noi.
E fa niente se il motivo è assolutamente superficiale,
fa niente se è solo un momento irrazionale,
fa niente se il giorno dopo tutto sarà ancora uguale,
le bollette, il lavoro, la spesa, i libri...
Fa niente perché questo è lo specchio di un sogno.
Il sogno in cui la festa non duri una notte ma sempre,
il sogno in cui gli abbracci non siano exploit emotivi ma autentici,
il sogno in cui crollino le barriere tra me e te e resti solo la nostra gioia,
il sogno in cui l'entusiasmo non sia per una partita di calcio ma per qualcosa di vero,
qualcosa che tocchi la vita e la trasformi in una festa.
E solo a pensarci luccicano gli occhi,
perché da noi si realizza la notte della coppa,
ma resta un sogno il resto della vita.
Ed allora sì emerge dentro di te quel grido che prima strozzavi,
un grido che chiede di più,
che il sogno diventi promessa e la promessa diventi realtà.

venerdì 2 luglio 2010

L'attore senza palcoscenico

Una forza incredibile,
un'energia strabiliante,
ce l'hai dentro,
ti ribolle, ti stravolge, ti porta a immaginare,
e balli
più forte del vento,
e canti
più forte del suono,
e ridi
più forte dell'uragano,
ti senti un tutt'uno col mondo
e puoi tuffarti dalle alture
e passeggiare tra le stelle,
volare tra gli alberi,
e abbracciare l'anima delle persone.
Poi una scossa e sei risucchiato da un vortice,
i piedi incatenati a terra
e la tua faccia davanti ad uno specchio.
Ti guardi, ti osservi,
Il cuore ti batte di energia ed entusiasmo,
ma intorno a te tutto tace.
Come un musicista senza strumento,
come un giocoliere senza birilli,
come un calciatore senza pallone,
come un'insegnante senza studenti,
come un'attore senza palcoscenico.
Resta tutto dentro e non sai farlo venir fuori.
Ti consola constatare che ci sia,
ma ti assale una domanda:
sarà mantenuta o resterà solo una promessa?