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domenica 28 marzo 2010

Zac

E ad un tratto una luce squarcia il buio.
Una luce improvvisa, sconvolgente.
Una luce imprevista, insperata.
Come accecato ti dimeni, ti ritrai, ti nascondi
ma la luce ti stana, ti scova, ti mette a nudo.
Nudo davanti al mondo e nudo davanti a te stesso.
Crollano le scuse, crollano gli alibi,
Crollano le accuse e crollano le colpe.
Perché è una luce che non hai cercato,
una luce per cui non hai lavorato,
una luce che non ti sei conquistato,
una luce che non possiedi e che non puoi rivendicare.
È una luce gratuita, una luce donata.
Un grande dono davanti a cui sei spiazzato.
I sottili ragionamenti, i calcoli ponderati,
la logica e il buon senso crollano, si sgretolano.
E ti ritrovi così, impotente, incapace.
Con un solo grido che emerge pugnalando l'orgoglio,
un grido flebile e umile
che solo dice:
Grazie.
Sentirsi amati e accettati,
incrociare occhi che non giudicano ma comprendono,
volti che non pretendono ma ascoltano,
ginocchia che si piegano e pregano,
ti dà il coraggio di scendere dalle tue maschere e dalle tue paure,
ti dà la forza di accogliere chi ti è accanto capendo che è possibile amare,
ti dà l'umiltà di condividere il segreto che porti con te con fatica e con gioia,
ti dà l'entusiasmo di restituire questa luce, di cantarla, di gridarla nel mondo,
ti dà il coraggio, la forza, l'umiltà e l'entusiasmo di gioire.
Gioire per la fiducia in quel Padre che vede nel segreto,
quel Padre che sempre ci accompagna con la sua luce e il suo amore,
quella luce, quell'amore,
che qui i nostri occhi hanno visto e le nostre orecchie hanno udito
e che ora le nostre bocche e la nostra vita hanno il compito di mostrare.